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Il più antico documento che testimonia l’esistenza di Carenno risale al 985 d.C. ed è una pergamena, conservata presso l’Archivio Vescovile di Bergamo, contenente un atto di donazione da parte di un sacerdote, Andrea, che si qualifica come “figlio del defunto Giovanni da Carenno”. E’ probabile che i primi insediamenti abitativi del paese risalgano quindi intorno al X secolo d.C. e inizialmente si concentrassero nella contrada detta di Ripamonte, alle falde del monte Pertus.
Il nome Carenno, secondo la tradizione più accreditata, deriverebbe da Ca’ (casa, abitazione, casolare) - Renna o Rena (dal nome probabilmente di una delle primigenie famiglie carennesi), e quindi “casa o casolare dei Renna”.
Negli statuti bergamaschi del 1331 risulta che Carenno facesse parte del territorio della Communitas Vallis Sancti Martini, che divenne unità amministrativa autonoma, con un proprio Vicario Speciale, a partire dal 1362. In quel periodo la Comunità della Valle San Martino era soggetta alla signoria dei Visconti di Milano: si ricorda in particolare la figura crudele ed autoritaria di Bernabò Visconti (signore di Milano dal 1354 al 1385), il quale dovette affrontare con la repressione alcune rivolte scoppiate nel territorio della Valle San Martino specialmente fomentate dai Guelfi (dominanti nel territorio), nell’ambito dei quali un ruolo di primo piano lo ebbe la famiglia Rota di Carenno (sotto nella foto lo stemma che si trova in via Stretta Meloni 11).

stemma famiglia rota I Rota furono per diversi secoli la famiglia più importante di Carenno. Proveniente dalla Valle Imagna, il casato si insediò nel suo ceppo principale a Carenno fin dai primi anni del XII secolo (del capostipite, Guglielmo, si ha notizia fin dal 1107). I Rota, appartenenti politicamente alla parte Guelfa (sostenitori del Papato) e contrapposti ai Ghibellini (parteggianti per l’Imperatore) che invece predominavano nel territorio bergamasco e milanese ad ovest dell’Adda, ebbero un ruolo di primo piano non solo nella vita civile e militare, ma anche in quella economica: come commercianti di lana, intrapresero viaggi in molti parti d’Europa, così come testimonia simbolicamente anche la ruota di carro raffigurata sullo stemma di famiglia.
Particolarmente celebre fu Tuzzano Rota (vissuto nella prima metà del XV secolo), uno dei più audaci e valorosi sostenitori del guelfismo e protagonista, come comandante dei guelfi della Valle San Martino, alleati della Repubblica Veneta, nella guerra di espansione che vide quest’ultima contrapposta al ducato di Milano; il conflitto si concluse infine con la Pace di Lodi del 1454, che sancì il passaggio del territorio della Valle San Martino (così come di tutto il bergamasco) sotto il dominio veneziano. In tale anno furono anche approvati dal governo della Serenissima gli statuti della Valle San Martino, compilati fin dal 1435 da Bertramo della Zonca, che dettavano norme di carattere amministrativo, civile e penale.

Nel 1489, a seguito di divisione con quella di Lorentino, fu istituita in forma autonoma la Parrocchia di Carenno, intitolata ai Santi Pietro, Paolo e Biagio. Carenno, pur appartenente, dal punto di vista civile, alla Repubblica di Venezia, dal punto di vista ecclesiastico fu inizialmente soggetta alla Diocesi di Milano. Solo nel 1784 la parrocchia passò sotto la competenza della Diocesi di Bergamo: ciò nonostante fu mantenuto (così come tuttora) il rito ambrosiano.
La visita pastorale del Cardinale Carlo Borromeo a Carenno del 1566 attesta che il paese a quel tempo era formato da circa ottanta famiglie per un totale di 550 abitanti.
Secondo Zuanne da Lezze nel 1596 Carenno contava 106 famiglie, 101 utili (ossia uomini dai 18 ai 55 anni), 18 uomini (sopra i 55 anni) e 401 tra donne e bambini; il paese risultava suddiviso in sei contrade: Zucca, Regamonte, Fontanella, Forcella, Bassa e Laureno. 

Carenno fu duramente colpita dall’epidemia di pestilenza (di manzoniana memoria) che si diffuse nel 1629-30. Le vittime furono 115 su 475 abitanti. I cadaveri degli appestati furono raccolti ai piedi del monte Pertus, dove probabilmente allora esisteva una piccola cappella risalente al XIV secolo, ove fu costruito un ossario.

Oratorio San Domenico internoSu di esso, nel 1745, venne edificato l’Oratorio di San Domenico, più noto come “Chiesina dei Morti”: i morti della peste (nelle foto l'interno e un particolare di un affresco).

Oratatorio San Domenico affresco

Nel 1797 finisce il dominio veneziano a seguito dell’invasione da parte delle truppe francesi comandate da Napoleone Bonaparte e Carenno entra quindi a far parte della Repubblica Cisalpina, poi trasformatasi in Repubblica Italiana (1802) ed in Regno d’Italia (1804). Carenno, secondo il nuovo ordinamento amministrativo napoleonico, risulta appartenere al Distretto di Bergamo ed al Cantone di Caprino. L’antica Comunità della Valle San Martino viene soppressa. Secondo il censimento generale del 1807, il paese contava in quell’anno 703 abitanti. 

Nel 1819, Giovanni Maironi da Ponte così descrive il territorio e l’economia di Carenno: “il suo territorio, in maggior parte in pendio, ha pochi campi a biada, non pochi a vigna e molti tratti di terreno a pascolo, ed a bosco…Il villaggio è in un solo corpo, e non ha qua e la sparsi che de’ casali. La sua popolazione ammonta a settecento cinquanta abitanti, tutti agricoltori, tranne quelli che sono impiegati nei settanta e più telaj, che ancor vi sussistono per le drapperie di lana, e i cinquanta e più muratori, che passano in altri paesi a guadagnare il vitto…Fra questi, ve ne sono alcuni così detti quadratori, i quali attendono a dare il lustro ai pezzi marmorizzati…”. In questa descrizione viene menzionato il fenomeno, particolarmente caratterizzante il paese fino a pochi decenni fa, dell’emigrazione dei muratori carennesi, di cui era nota l’abilità tecnica, all’estero (in particolare verso la Svizzera e la Francia). Alla storia ed alle tecniche dei muratori carennesi è ora dedicato il Museo dei Muratori, inaugurato nel 2008.
Nel XX secolo il volto di Carenno subisce importanti trasformazioni. Nel 1910 viene portata l’energia elettrica e nel 1916 la prima linea telefonica. Nel 1915 viene completata la nuova strada carrozzabile di collegamento con Calolziocorte. Nel 1908 fu posta la prima pietra della nuova Chiesa Parrocchiale, i cui lavori furono ultimati, grazie soprattutto all’opera volontaria dei carennesi, nel 1924 (la consacrazione avvenne l’anno seguente). Nei primi anni del Novecento iniziò anche il primo afflusso turistico nel paese, dato specialmente dalla media borghesia milanese e brianzola.
Nel secondo dopoguerra il paese ha avuto un discreto sviluppo turistico ed urbanistico, caratterizzato in particolare dalla presenza di varie case di villeggiatura, che però non ha snaturato le bellezze paesaggistiche e l’ambiente circostante.
Per maggiori approfondimenti, si consigliano i seguenti volumi:
- CARENNO STORIA E MEMORIE, a cura della Biblioteca Comunale Gustavo Bontadini di Carenno e del Comune di Carenno, 1999;
- CARENNO MILLE ANNI DI STORIA, a cura dell’Amministrazione Comunale di Carenno, 1986;
- CARENNO IMMAGINI PER RICORDI, a cura dell’Amministrazione Comunale di Carenno, 1989.

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